La storia delle ricerche ai Balzi Rossi
Quando verso la metà del secolo scorso cominciò a
porsi scientificamente il problema dell'antichità dell'Uomo,
le caverne dei Balzi Rossi vennero ben presto individuate come
luogo di ricerca privilegiato. Il primo a farvi compiere saggi di
scavo fu, nel 1846, il principe Florestano I di Monaco. Nei decenni
seguenti numerosissimi ricercatori e appassionati locali si
avvicendarono nel lavoro sul campo, ma il risultato complessivo di
questo fervore di attività fu decisamente negativo, dal
momento che gli scavi, condotti con tecniche rudimentali e senza
continuità distrussero molte parti dei giacimenti lasciando
una documentazione assai scarsa e disperdendo i materiali raccolti
in collezioni private e musei di tutto il mondo. Solo con i lavori
del Rivière (1870-75), anch'egli non esente da critiche per
i metodi impiegati, si ebbe un primo tentativo di sintesi, anche a
seguito della scoperta di alcune sepolture paleolitiche.
Successivamente nuove indagini e i lavori di cava intrapresi dalla
famiglia Abbo, proprietaria della Barma Grande, portarono alla
scoperta di reperti preistorici di eccezionale interesse, come la
famosa triplice sepoltura, tanto da spingere il mecenate inglese
Sir Thomas Hanbury a far costruire nel 1898 il Museo dei Balzi
Rossi. La triplice sepoltura, attualmente esposta nel nuovo
edificio museale, conteneva i resti di un maschio adulto e di due
adolescenti di sesso non ben identificabile, confrontati e messi in
relazione già all'epoca della scoperta con l'Uomo di
Cro-Magnon. I tre individui erano stati sepolti nella stessa fossa,
fianco a fianco, cosparsi di ocra rossa ed accompagnati da un ricco
corredo comprendente conchiglie marine forate, vertebre di pesce,
canini di cervo, pendagli in osso lavorato, lame di selce
straordinariamente lunghe. Per quanto è oggi dato di sapere,
la sepoltura non mostrava tracce di rimaneggiamento e gli scheletri
erano ordinatamente disposti, possibili indizi di un contemporaneo
seppellimento. È interessante notare che tutti e tre gli
individui presentano una variante anatomica che suggerisce la
possibilità di stretti rapporti genetici tra l'uomo adulto e
i due giovani. Si precisa che le sepolture paleolitiche dei Balzi
Rossi, che comprendono i resti di una quindicina di individui (per
la maggior parte conservati in altri musei) e sono state scavate
tutte tra la seconda metà del secolo scorso e l'inizio
dell'attuale, pur nell'incertezza sulla loro esatta cronologia,
possono essere distinte in un gruppo recente (Epigravettiano
finale), del quale fanno parte sia i bambini messi in luce dal
Rivière sia lo scheletro femminile rinvenuto negli strati
alti della Grotta dei Fanciulli, ed uno più antico
(attribuibile secondo gli studi più recenti al Gravettiano
e, forse, in parte all'Aurignaziano), cui appartengono i restanti
individui. I lavori di scavo più importanti, condotti con
criteri scientifici finalmente adeguati alle possibilità del
tempo, furono quelli intrapresi su iniziativa del principe Alberto
I di Monaco (1892- 1902), diretti dal canonico Louis de Villeneuve,
e quelli eseguiti dall'Istituto Italiano di Paleontologia Umana di
Roma ad intervalli tra il 1928 e il 1962, che videro all'opera
illustri studiosi come G. A. e A. C. Blanc, L. Cardini e P.
Graziosi. Gli scavi del principe Alberto furono dedicati
all'esplorazione di quanto rimaneva nelle grotte dei Fanciulli e
del Caviglione e allo scavo sistematico della Grotta del Principe.
Vennero illustrati con una serie di volumi, curati da alcuni dei
migliori specialisti francesi dell'epoca come Boule, Cartailhac e
Verneau, che costituiscono una delle opere fondamentali della
letteratura paletnologica. Gli scavi dell'Istituto Italiano di
Paleontologia Umana completarono invece l'esplorazione degli strati
musteriani della Barma Grande e della Grotta dei Fanciulli e
intrapresero quella di due nuovi giacimenti individuati nel corso
dei lavori: la Grotta del Conte Costantini e, importantissimo, il
Riparo Mochi. Le stratigrafie comprendono livelli marini riferibili
all'interglaciale Riss-Würm, strati musteriani e strati del
Paleolitico superiore, che arrivano verso il termine della
glaciazione del Würm. Purtroppo sono questi ultimi che hanno
subito i maggiori danni dagli scavi ottocenteschi. Se infatti
è possibile ricostruire la successione delle industrie
litiche del Paleolitico superiore (dal basso: Protoaurignaziano,
Aurignaziano, Gravettiano, Epigravettiano), soprattutto grazie agli
scavi condotti dal 1939 al Riparo Mochi, sono molto scarsi i dati
per individuare la precisa posizione che occupavano nella serie
stratigrafica i reperti delle vecchie collezioni, tra cui le
celebri statuette femminili rinvenute dal Jullien, e la maggior
parte delle sepolture. In anni recenti, ulteriori interventi di
minore portata, ma fonte di scoperte che hanno ampliato il quadro
della frequentazione umana preistorica dei Balzi Rossi, sono stati
effettuati da G. Vicino, per conto della Soprintendenza
Archeologica della Liguria, nei giacimenti dell' "ex-Casino"
(1968-71) e del Riparo Bombrini (1976), rendendo anche possibile la
scoperta di esempi di arte parietale paleolitica nella Grotta del
Caviglione e più in generale su tutta la parete rocciosa.
Inoltre, a partire dalla metà degli anni Sessanta, studiosi
del Musée d'Anthropologie Prehistorique del Principato di
Monaco (L. Barral, S. Simone) hanno dato nuovo impulso alle
ricerche nella Grotta del Principe, grazie alla scoperta di brecce
rissiane che hanno restituito, oltre ad industria litica e reperti
faunistici, anche il più antico resto scheletrico umano
presente ai Balzi Rossi: un frammento di osso iliaco femminile.
Infine nel 1990-92, nell'area detta dell'"ex-Birreria", si è
evidenziata nel corso della costruzione del nuovo edificio museale
una stratigrafia nella quale è presente anche un'industria
litica non documentata in precedenza, un Musteriano arcaico con
strumenti di tradizione del Paleolitico inferiore. Tale industria
si colloca nella stratigrafia immediatamente al di sopra di una
superficie di abrasione marina di età tirreniana e al di
sotto di strati con manufatti avvicinabili alle industrie del
Musteriano tipico già note ai Balzi Rossi, in particolare
quella della Barma Grande.
Angiolo Del Lucchese